Un amore di luogo

By: Svizzera Turismo Italia
  • Summary

  • Lo sapevi che esiste un inventario del patrimonio paesaggistico e culturale unico al mondo? In Svizzera, l’Ufficio federale della cultura ha catalogato oltre 1200 insediamenti, distribuiti in tutti i Cantoni. Si chiama ISOS, un’iniziativa straordinaria che preserva villaggi pittoreschi, paesaggi naturali mozzafiato e affascinanti edifici storici, testimoni della ricca diversità culturale del paese. Ascoltando questo podcast, scoprirai perché La Svizzera è proprio Un amore di luogo! Grazie alla collaborazione con Svizzera Turismo, è nata l’iniziativa “Un amore di luogo”, che ti invita a visitare località lontane dai percorsi turistici più battuti. Ogni luogo, e ogni storia, è accompagnato da un itinerario dedicato, perfetto per essere esplorato a piedi o in bicicletta. Immergiti in un viaggio lento e sostenibile, esplorando angoli autentici e sorprendenti della Svizzera! Ascolta i podcast e lasciati ispirare per la tua prossima avventura! - Scarica l'app Loquis per iOS e Android.
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Episodes
  • Pleujouse
    Oct 7 2024
    Pleujouse si nasconde, discreta, ai margini delle grandi vie di comunicazione. Sembra esistere in una piega del tempo, dove la modernità arriva attutita e la valle stretta si svela lentamente davanti agli occhi come una rivelazione. Il bosco che avvolge Pleujouse respira e vive in una sua dimensione separata, i sentieri si snodano, quasi timidi, come se sapessero che qui il vero protagonista è il silenzio. Quel silenzio che avvolge tutto, rotto solo dal fruscio del vento tra le fronde o dal suono lontano di un ruscello. Poi, all’improvviso, la valle si apre a te: le terrazze naturali si fanno palcoscenico e si dispiegano gradualmente verso il fiume, i frutteti si allargano come una promessa, e gli alberi carichi di piccole prugne violacee si muovono al ritmo del vento. Senti un odore dolce nell’aria: è il profumo della Damassine, il liquore che porta in sé l’essenza di questo luogo, prodotto qui da tempo immemore. Il castello, lassù sulla roccia, intanto ti osserva mentre ti riempi i polmoni. La sua torre venne eretta nel 1100, poi cadde, poi fu ancora ricostruita. Il màstio circolare del 1700 veglia sulla valle, proteggendola dal mondo esterno. Eppure, il castello non è solo una fortezza; è una casa, un luogo che si porta dentro tracce di vite passate, di amori e dolori, di segreti sussurrati tra le mura. Hai la sensazione che il castello sappia tutto di chi lo ha abitato e di chi ancora lo abita, e che forse adesso sappia anche qualcosa di te. Più a valle, le fattorie sono sparse lungo i fianchi della montagna: sono protette da giardini fioriti e alberi da frutto, e ti sorprendi anche tu a immaginare i tronchi dei prugni, a staccarne qualche frutto dai rami. Infine, piccola e silenziosa, ecco la cappella di Notre-Dame de Lourdes: sembra nascosta apposta per chi sa cercarla, e già sai che è un luogo di preghiera, sì, ma anche un rifugio, un angolo dove il mondo sembra fermarsi per un secondo. Ecco Pleujouse: un luogo che cambia lentamente, e che lentamente sempre respira. Qui il tempo è una linea morbida, un fiume che scorre senza fretta. E in questo scorrere, senti d’un tratto una sorta di magia.
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  • Le Pont
    Oct 7 2024
    Le Pont è un piccolo villaggio incastonato tra le montagne, dove hai deciso di fare tappa per la giornata. È un luogo di cambiamenti, simbolo forse della modernità che incombe, e puoi vederli dappertutto: nelle case e tra le sue strade, nel maestoso hotel e nell’antica struttura del villaggio ancora intatta. Ma partiamo dall’inizio: al principio Le Pont viveva di agricoltura e produzione casearia. Il tempo, per molte generazioni, venne scandito dal lavoro nei campi e dalla cura degli animali, finché, nel XIX secolo, qualcosa cambiò: all'alba di un'altra era, fecero la loro comparsa i primi laboratori di orologeria, e in breve tempo si moltiplicarono. Le Pont cambia. E ancora, nel 1886, qualcosa si mosse: la valle di Le Pont venne collegata alla rete ferroviaria con Vallorbe. Le Pont, con la sua posizione pittoresca e il suo paesaggio mozzafiato, divenne improvvisamente una meta ambita dai turisti stranieri. Le vecchie fattorie vennero riconvertite in eleganti abitazioni, le facciate ristrutturate, il passato in qualche modo coperto: chissà perché, l’origine rurale degli edifici venne celata ai visitatori. È strano e affascinante, mentre passi accanto alle case più sfarzose, immaginare il nocciolo duro delle loro fondamenta, l’origine umile, i contadini che per generazioni vissero lì dentro. Nell’epoca della grande ristrutturazione sorsero nuove costruzioni, ed eccoti ai piedi del maestoso «Grand-Hôtel»: dalle alture del villaggio domina la vista, e tu immagini una Belle Époque di turisti stranieri, e balli e bicchieri di vino. Passeggi per le strade di questo villaggio, e ti accorgi però che qualcosa rimane: rimane la struttura storica delle case, disposte in un arco che segue le rive del lago, rimane il fronte unito delle abitazioni, che si abbracciano e ancora sembrano ricordare la solidarietà e la comunità con cui tutto è iniziato. Rimangono strette viuzze tra una casa e l’altra. Sul retro, ecco ancora corti, giardini e frutteti, piccoli angoli di verde che ricordano la vita di un tempo. Ti sembra quasi di sentire il rumore delle ruote dei carri che attraversavano queste strade, i suoni della campagna e quelli dei laboratori di orologeria, le risate dei turisti che ammirano il paesaggio. Sembra che tutti i tempi coincidano, che i contadini, gli artigiani e i visitatori stranieri siano in un unico luogo, in un unico momento: quel momento è ora, quel luogo è Le Pont. E oggi, ci sei anche tu.
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  • Hemberg
    Oct 7 2024
    C’è un luogo dove la cresta di una collina è immersa tra prati e pascoli a perdita d’occhio. Da lì sopra si vede la forra del fiume, e si vedono altre colline ondulate che sembrano quasi spostarsi col vento, enormi colossi gentili. C’è questo luogo, che è reale, eppure sembra inventato da un artista generoso, che dipinge col sole negli occhi. Sei a Hemberg: un villaggio immerso nel verde, tra le cui storie stai passeggiando. Ci sono due poli, già lo vedi: in alto, nell’Oberdorf, la vita si sviluppa attorno alla chiesa cattolica, il cui campanile si staglia fiero contro il cielo. Gli edifici qui sono semplici, in legno, e hanno tetti spioventi che raccontano di un’architettura rurale radicata nella tradizione. Il villaggio, un tempo, fioriva per l’agricoltura: nel 1700 e nel 1800 il piccolo borgo prosperava grazie alla produzione della mussolina, un tessuto leggero e pregiato. Lungo la strada principale che ti porterà nella parte bassa del villaggio, ogni edificio sembra una memoria architettonica del benessere di quei secoli: fianchetti imponenti case tardo-barocche, le tipiche Toggenburgerhäuser, costruite in legno su solidi basamenti in muratura. Hanno facciate decorate a boiserie, in tonalità chiare, e finestre allineate in perfetta simmetria. Finalmente raggiungi l’Unterdorf, il nucleo inferiore, e l’atmosfera cambia: la lunga stradina e la piazza si sviluppano su un anticlinale, dando vita a un piccolo agglomerato di case e attività. La chiesa riformata, con la sua torre, domina questa parte del villaggio, e le case tardo-barocche si incapricciano per la loro ricchezza, se fossero vive si passerebbero la cipria sul naso. Il clima è fresco, la vista è generosa: non fai fatica a immaginare un altro tempo in cui commercianti e artigiani vivevano al meglio. Anche oggi, però, la vita qui è dolce: le colline dell'Appenzello e del Toggenburg si muovono nel sole del tramonto, e tu vorresti rimanere ancora un po’, giusto il tempo di capire se sono davvero enormi colossi gentili, se respirano la stessa aria che respiri tu.
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