Pleujouse si nasconde, discreta, ai margini delle grandi vie di comunicazione. Sembra esistere in una piega del tempo, dove la modernità arriva attutita e la valle stretta si svela lentamente davanti agli occhi come una rivelazione. Il bosco che avvolge Pleujouse respira e vive in una sua dimensione separata, i sentieri si snodano, quasi timidi, come se sapessero che qui il vero protagonista è il silenzio. Quel silenzio che avvolge tutto, rotto solo dal fruscio del vento tra le fronde o dal suono lontano di un ruscello. Poi, all’improvviso, la valle si apre a te: le terrazze naturali si fanno palcoscenico e si dispiegano gradualmente verso il fiume, i frutteti si allargano come una promessa, e gli alberi carichi di piccole prugne violacee si muovono al ritmo del vento. Senti un odore dolce nell’aria: è il profumo della Damassine, il liquore che porta in sé l’essenza di questo luogo, prodotto qui da tempo immemore. Il castello, lassù sulla roccia, intanto ti osserva mentre ti riempi i polmoni. La sua torre venne eretta nel 1100, poi cadde, poi fu ancora ricostruita. Il màstio circolare del 1700 veglia sulla valle, proteggendola dal mondo esterno. Eppure, il castello non è solo una fortezza; è una casa, un luogo che si porta dentro tracce di vite passate, di amori e dolori, di segreti sussurrati tra le mura. Hai la sensazione che il castello sappia tutto di chi lo ha abitato e di chi ancora lo abita, e che forse adesso sappia anche qualcosa di te. Più a valle, le fattorie sono sparse lungo i fianchi della montagna: sono protette da giardini fioriti e alberi da frutto, e ti sorprendi anche tu a immaginare i tronchi dei prugni, a staccarne qualche frutto dai rami. Infine, piccola e silenziosa, ecco la cappella di Notre-Dame de Lourdes: sembra nascosta apposta per chi sa cercarla, e già sai che è un luogo di preghiera, sì, ma anche un rifugio, un angolo dove il mondo sembra fermarsi per un secondo. Ecco Pleujouse: un luogo che cambia lentamente, e che lentamente sempre respira. Qui il tempo è una linea morbida, un fiume che scorre senza fretta. E in questo scorrere, senti d’un tratto una sorta di magia.