Il dialogo con la gente contadina di Revelli incomincia con la primavera del 1941.
Testimonianze di cultura contadina, la pianura, la collina, la montagna, le Langhe: la fame, il lavoro infantile, l'immigrazione, la convivenza tra partigiani e nazi fascisti.
E poi l'abbandono delle montagne, l'avvento di un nuovo mondo: l'industria, i grandi allevamenti, il turismo che figura il paesaggio, nei racconti dei 270 intervistati da Revelli.
La Montagna: Testimonianze di vita contadina
Giacomo Andreis, detto Soffa, nato a Marmora, residente alla borgata Serre di Canosio, classe 1891, contadino.
La guerra l'ho fatta con i 244º fanteria. Eh, la guerra ci ha rovinati.
Ci avevano promesso la polizza premio di 1.000 lire, in quei tempi là con la polizza premio avremmo comprato quattro vacche!
Andavamo all'assalto, non capivamo più niente, le punture ci avvelenavano, eravamo come i cani arrabbiati.
Passavamo sui morti senza fare un fiato.
Erano le punture che ci intontivano il cervello, andavamo avanti come ubriachi a infilzare la gente con le baionette.
Sul Piave ero così stufo che marcavo sempre visita, io ero anche un po' carogna, allora mi hanno legato per molti giorni al palo di reticolati.
Gli austriaci erano a meno di cento metri, mi vedevano perché era di pieno giorno, ma non sparavano.
Gli austriaci erano più educati di noi, pensavano: «Quello lì legato al palo è contrario al suo esercito, è un punito, così non spariamo».
Eh, la patria era poco o niente per noi.
Il mangiare era solo come Dio voleva, eravamo carichi di pidocchi.
Dormivamo nel fango con il telo da tenda sotto, senza paglia né niente.
La guerra è la rovina delle popolazioni.
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