• Stregoneria Egizia, Capitolo 4

  • Nov 14 2024
  • Length: 7 mins
  • Podcast

Stregoneria Egizia, Capitolo 4

  • Summary

  • "Subito, cara. È solo nella stanza accanto che aspetta che tu ti svegli." Uscì rapidamente e lui sentì la sua voce nel corridoio. Si affondò in un sussurro quando tornò con Morris, ma ogni sillaba lo raggiunse distintamente:“... e non farci caso se si allontana un po'; ignorala e basta. Ha svoltato l'angolo, grazie a Dio, e questa è la cosa principale.” Ogni parola la sentiva con stupore e perplessità, e anche con crescente irritabilità."Sono un relitto", disse, mentre Morris si avvicinava raggiante al letto. "Sono malato da molto? È spaventosamente gentile da parte tua venire, vecchio".Ma Morris, barcollante a questo saluto, si fermò di colpo, voltandosi a metà verso l'infermiera per chiedere consiglio. Sembrava incapace di trovare le parole. Sanfield era estremamente seccato; mostrò i suoi sentimenti. " Non sono calmo, vecchio asino!" urlò. "Sto di nuovo bene, anche se molto debole. Ma volevo chiederti... oh, ora ricordo... volevo chiederti dei miei... ehm... Delta "."Mia povera cara Maggie", balbettò Morris, con voce malferma. "Non preoccuparti per le tue poche azioni, cara. I Delta vanno bene, sei tu che...""Perché, diavolo, mi chiami Maggie?" sbottò l'altro con cattiveria. "E 'tesoro'!" Si sentiva furioso, esasperato. "Sei diventata balsamica tu , o io? Che diavolo state combinando voi due?" La sua furia lo stancò. Si sdraiò sui cuscini, fumante. Morris prese una sedia accanto al letto; si mise una mano delicatamente sul braccio deperito."Mia cara ragazza", disse, con quella che avrebbe dovuto essere una voce rassicurante, anche se fece di nuovo infuriare il malato oltre ogni dire, "devi davvero stare zitta per un po'. Hai subito un'operazione molto severa" - la sua voce tremava un po' - "ma, grazie a Dio, ce l'hai fatta e ora sei sulla via della guarigione. Sei mia sorella Maggie. Ti tornerà tutto in mente quando sarai riposata...""Maggie, davvero!" interruppe l'altro, cercando di rimettersi a sedere, ma troppo debole per riuscirci. "Tua sorella! Sei un idiota! Non mi conosci? Vorrei tanto che l'infermiera non mi chiamasse 'caro' in quel modo insensato. E tu, con il tuo atroce 'tesoro', non sono la tua preziosa sorella Maggie. Io sono... io sono George San..."Ma mentre lo diceva, gli passò addosso un frammento oscuro e perduto di un ricordo selvaggio e delizioso che non riusciva a catturare. Un piacere intenso vi era racchiuso, se solo avesse potuto recuperarlo. Conosceva una dolce gioia dimenticata. La sua mente spezzata e turbata giaceva cercando freneticamente ma senza successo. Lo abbagliava. Lo scosse con un'emozione indescrivibile: di gioia, di meraviglia, di profonda dolce confusione. Una felicità rapita si levò in lui, ma il dolore, come una nera e orribile persiana, si chiuse subito sulla felicità. Si ricordò di una ragazza. Ma si ricordò anche di averla vista morire. Chi era? L'aveva persa... di nuovo...!"Mio caro amico", balbettò con voce più debole a Morris, "il mio cervello è in subbuglio. Mi dispiace. Immagino di aver avuto una maledetta commozione cerebrale, non è vero?"Ma l'uomo accanto al suo letto, vide, era spaventato. Un'espressione straordinaria apparve sul suo volto, anche se cercò di nasconderla con un sorriso.“Le mie azioni!” gridò Sanfield, con un mezzo urlo. “Quattromila di loro!”Al che Morris impallidì. "George Sanfield!" borbottò, in parte a se stesso, in parte all'infermiera che si era affrettata ad arrivare. "Quella voce! Proprio quel numero!" Sembrava bianco e terrorizzato, come se avesse visto un fantasma. Ne seguì un colloquio sussurrato tra lui e l'infermiera. Era inudibile."Ora, carissima Maggie", disse alla fine, facendo evidentemente uno sforzo tremendo, "cerca di stare tranquilla per un po'. Non preoccuparti di George Sanfield, il mio amico londinese. Le sue azioni sono al sicuro. Mi hai sentito parlare di lui. Va tutto bene, mia cara, va tutto bene. Oh, credimi! Sono tuo fratello"."Maggie...!" sussurrò l'uomo tra sé e sé sul letto, dopodiché Morris si chinò e, con suo intenso orrore, lo baciò sulla guancia. Ma il suo orrore sembrò fondersi subito in un'altra personalità che gli travolse e lo sommerse completamente, annegando irrimediabilmente ricordi e riconoscimenti. "Tesoro", mormorò. Si rese conto di essere pazzo, naturalmente. Sembrò che svenisse...La momentanea incoscienza passò presto, in ogni caso. Aprì di nuovo gli occhi. Vide una palma fuori dalla finestra. Sapeva con certezza di non essere pazzo , qualsiasi altra cosa potesse essere. Morto forse? Sentì le lenzuola, il materasso, la pelle del viso. No, era vivo, eccome. Anche i dolori sordi dove le strette bende lo opprimevano erano reali. Era tra cose sostanziali e terrene. L'infermiera, notò, lo guardava con ansia. Era una giovane donna dall'aspetto piacevole. Lui sorrise; e, con un'espressione di affettuoso, persino tenero piacere, lei gli sorrise a sua volta."Adesso ti senti meglio, un po' più forte", disse dolcemente. "Hai...
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