• Stregoneria Egizia. Capitolo 3

  • Nov 14 2024
  • Length: 8 mins
  • Podcast

Stregoneria Egizia. Capitolo 3

  • Summary

  • L'irregolarità dei minuti che passavano divenne allora così marcata, che avrebbe potuto benissimo essere andato completamente al di fuori della loro misura, oltre ciò che gli uomini chiamano Tempo; durata, intervallo, entrambi sfuggirono. Solo e libero con il suo amore eterno, era al sicuro da ogni costrizione, libero, sembrava, sia dal tempo che dallo spazio. Il suo amico, tuttavia, era vagamente con lui durante l'istante sorprendente. Si sentiva acutamente consapevole del bisogno che ciascuno aveva, rispettivamente, dell'altro, nato da un'eredità che il Passato aveva nascosto troppo a lungo. Ognuno, era chiaro, poteva fare del bene all'altro... Sanfield, sebbene incapace di descrivere o districare in seguito, conobbe, finché durò, questa gioia di una comprensione piena e deliziosa...Lo strano, rapido istante di riconoscimento passò e scomparve. Il grido, si rese conto Sanfield, tornando al Presente, era stato silenzioso e inudibile come prima. Nessuno lo osservava; nessuno si muoveva. La ragazza, su quel letto accanto alle finestre aperte, giaceva evidentemente morente. Il suo respiro era affannoso, il suo petto si sollevava convulsamente, ogni tentativo di ripresa era più lento e doloroso del precedente. Era priva di sensi. A volte il suo respiro sembrava fermarsi. Si faceva più debole, mentre il polso si faceva più debole. E Sanfield, paralizzato come dalla paralisi, stava lì a guardare, in attesa, con un desiderio intollerabile nel cuore di aiutare. Gli sembrava di aspettare con uno scopo.Questo scopo divenne improvvisamente chiaro. Sapeva perché aveva aspettato. C'era un aiuto da dare. Era lui quello che doveva darlo.La vitalità della ragazza e i nervi in ​​declino, il suo intero organismo fisico che ora svaniva così rapidamente verso quell'estinzione finale che significava morte, se solo potessero essere stimolati da una nuova ondata di vita, il punto di pericolo che ora si avvicinava rapidamente avrebbe potuto essere superato e la guarigione sarebbe seguita. Questo impulso, lo capì all'improvviso, poteva fornirlo. Come, non sapeva dirlo. Gli balenò addosso da oltre le stelle, come da un antico deposito di conoscenze a lungo dimenticate, a lungo trascurate. Era abbastanza per sentirsi fiducioso e sicuro. La sua anima ardeva dentro di lui; la forza di un amore antico e invincibile gli attraversava l'essere. Ci avrebbe provato.Il dottore, vide, stava per dare il suo ultimo soccorso sotto forma di un'iniezione ipodermica, Morris e le infermiere lo guardavano. Sanfield osservò il rapido e brusco rialzo, solo troppo debole, troppo lieve; vide il crollo che seguì. Il dottore, scrollando le spalle, si voltò con uno sguardo che non riusciva a esprimere a parole, e Morris, nascondendo il viso tra le mani, si inginocchiò accanto al letto, scosso da singhiozzi convulsi. Era la fine.In quel preciso momento, la strana paralisi che aveva legato momentaneamente Sanfield, fu sollevata dal suo essere, e una forza impellente, obbedendo al suo immenso desiderio, lo invase. Sapeva come agire. La sua volontà, insegnata molto tempo fa, ma a lungo dimenticata, fu liberata."Sei tornato da me alla fine", gridò nella sua angoscia e nel suo potere, sebbene la voce fosse, come sempre, inudibile e silenziosa, " non ti lascerò andare!... "Attirato sempre più vicino al letto, si chinò, come per baciare le labbra pallide e i capelli fluenti. Ma la sua conoscenza agì meglio di quanto lui stesso sapesse. Nella tremenda morsa di quel potere che fa girare le stelle e i soli, mentre attira le anime alla manifestazione su una dozzina di pianeti, corse, si tuffò, si tuffò, indifeso, ma spinto dallo stress creativo dell'amore e del sacrificio verso un qualche scopo eterno. Intrappolato in quello che sembrava un vortice di forza sorprendente, sprofondò, come una pagliuzza viene catturata e affondata nell'aspirazione di un potente mulinello. Il suo ricordo di Morris, del dottore, della ragazza stessa, scomparve completamente. Tutta la sua personalità si fuse, perse, si cancellò. Non era consapevole di nulla; nemmeno consapevole del nulla. Perse conoscenza...La ricomparsa fu improvvisa quanto l'obliterazione. Emerse. C'era stato un intervallo, una durata, un tempo. Non ne era consapevole. Uno spasmo di dolore accecante lo attraversò. Aprì gli occhi. Tutto il suo corpo era un unico dolore divorante. Si sentiva intorpidito, costretto, a disagio. Doveva scappare. Si dimenò. Qualcuno gli afferrò il braccio e lo trattenne. Con un ringhio lo liberò facilmente.Era a letto. Come era arrivato a questo? Un incidente? Vide i volti dell'infermiera e del dottore chinati su di lui, ansiosi, stupiti, sorpresi, un po' spaventati. Vaghi ricordi gli fluttuarono nella mente. Chi era? Da dove era venuto? E dov'era... dov'era... qualcuno... che gli era più caro della vita stessa? Si guardò intorno: la stanza, i volti, le porte-finestre, la veranda, tutto sembrava familiare solo a metà. Guardò, cercò... qualcuno......
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