Nei giorni scorsi è circolato un video del capo dell’esercito italiano, voluto da Giorgia Meloni. In un discorso ufficiale presso una scuola militare, Carmine Masiello, nominato un anno fa, afferma che vuole un esercito pronto alla guerra perché, a suo dire, la loro missione “non è creare burocrazia, non è vivere nella burocrazia, non è vivere per la burocrazia. L'esercito è fatto per prepararsi alla guerra”. E conclude con un virile “punto!” esclamato con enfasi alla fine della frase.
Ha poi citato l'ammiraglio Michael Mullen che, in un intervento sull'innovazione nella Difesa statunitense, ha affermato: “Non c'è più tempo per la mediocrità, non c'è più tempo per la burocrazia”. Par di capire che, per il valoroso generale, la diplomazia – che lui sembra ridurre a “burocrazia” – rappresenti uno svilimento della virilità militare. “Tutti si erano concentrati su queste famose operazioni di sostegno alla pace, - dice Masiello - tutti guardavano a quegli scenari, nessuno ha avuto la visione di capire quello che stava succedendo. Era comodo fare operazioni di sostegno alla pace, in primis perché costano di meno”.
E per concludere ci fa sapere di voler riesumare la definizione di “scuola di guerra” per il corso di Stato Maggiore, già sepolto ai tempi del governo Berlusconi. Masiello non lo sa, ma è riuscito nel capolavoro di mettere per iscritto i desideri inconfessabili del governo che nessuno ha mai avuto il coraggio di dire apertamente.
Ora siamo curiosi di sapere che ne pensa il ministro Crosetto, sempre così dolente quando comunica di dover preparare la guerra, dell’entusiasmo del suo generale. Anche perché queste parole sono molto più gravi di quelle del generale Vannacci, ma è molto più scomodo sottolinearlo.
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