1989

By: storielibere.fm
  • Summary

  • di Riccardo Gazzaniga 1989: l’anno di svolta per eccellenza, una stagione di ribellione e musica, di scontri e libertà dopo la quale nulla, in Europa e nel mondo, sarà più lo stesso. La tempesta arriva da lontano: inizia con la salita al soglio pontificio di Papa Woytila nel 1978, continua con l'azione di Lech Walesa in Polonia e deflagra grazie alle mosse di Mikhail Gorbachev in Russia. Nell'estate del 1989, due mesi prima della caduta del Muro, trova anche la più improbabile delle colonne sonore: un festival che per la prima volta porta il rock occidentale al di là della cortina di ferro. Si chiama Moscow Music Peace Festival, e per due giorni ospita dentro lo stadio Lenin esaurito Bon Jovi, Motley Crue, Ozzy Osbourne, Skid Row, Cinderella e Scorpions: un evento che rappresenta per il blocco sovietico quello che Woodstock è stato per l'Occidente. E chissà se la fine dell’Unione Sovietica per come il mondo l’ha conosciuta non cominci proprio qui, mentre una rockstar americana taglia in due la folla dello Stadio Lenin e tutto il 1989.
    Copyright storielibere.fm
    Show More Show Less
Episodes
  • Ep. 06 | Viva la victoria
    Jan 29 2020
    di Riccardo Gazzaniga Novembre 1989. Il muro di Berlino traballa da mesi, ma a farlo crollare definitivamente il 9 novembre è un'informazione sbagliata: quello data da Gunther Shabowski, ministro della propaganda della DDR, che in conferenza stampa annuncia troppo prematuramente la fine delle restrizioni per gli spostamenti da est a ovest. L'apparato dello stato non è pronto a gestire la massa di persone che si riversa subito in strada alle barriere e ai checkpoint, e le guardie di confine nel vuoto di potere che si crea sono costrette ad aprire i varchi verso l'ovest: è la fine di un incubo lungo 28 anni. L'evento fa da acceleratore del vento di cambiamento che sta investendo tutti i paesi dell'Europa dell'Est: in Cecoslavacchia la transizione avviene in maniera rumorosa ma pacifica, tanto da passare alla storia come Rivoluzione di velluto. Nulla a che vedere con i drammatici eventi in Romania, dove le proteste contro ila dittatura di Ceusescu sfociano in una vera e propria guerra civile. Tante cose succederanno ancora nei mesi e negli anni seguenti, prima di poter dichiarare definitivamente chiusa l'avventura del comunismo europeo. Ma tutto cominciò lì, in quell'indimenticabile anno di lotta e libertà, chiuso da un grande concerto nella Berlino riunita che festeggia la ritrovata unità e la speranza in un futuro che si rivelerà poi meno semplice del previsto. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
    Show More Show Less
    56 mins
  • Ep. 05 | Looking for Freedom
    Jan 15 2020
    di Riccardo Gazzaniga Alla fine dell'estate 1989, il vento del cambiamento inizia a investire anche il paese dell’Est Europa più ostile alle aperture della Perestrojka di Gorbaciov: la DDR, governata da un regime liberticida come quello di Eric Hoenecker e sottoposta al rigido controllo di una polizia segreta spietata come la Stasi. L’onda cresce a partire dagli unici luoghi dove le persone possono riunirsi liberamente: le Chiese. Per tracimare nelle strade. Ogni lunedì, dalle messe che si celebrano a Lipsia partono manifestazioni contro il regime sempre più coraggiose, mentre a Berlino i ragazzi sfruttano la visita di Gorbaciov per contestare il Governo. Ma il paese, e l’Europa tutta, corrono un grande pericolo, quando Hoenecker ordina di usare qualsiasi mezzo necessario per fermare le proteste. E il capo della Stasi Erich Milke fa aprire le buste che da tempo aveva spedito ai suoi ufficiali e agenti per dare ordini circa il giorno in cui il regime dovrà schiacciare l’opposizione. Il giorno X. Di fronte al montare delle proteste pacifiche, Hoenecker perde però l’appoggio del partito e dell’apparato, che con un clamoroso colpo di scena sconfessano la sua linea e lo costringono alle dimissioni, sostituendolo col suo delfino, Egon Krenz. E mentre centinaia di migliaia di tedeschi dell’est continuano a fuggire nei paesi confinanti, con l’obiettivo di arrivare oltre cortina, per chi resta si apre la strada di un obiettivo che fino a pochi mesi prima sembrava irraggiungibile: abbattere, senza spargimenti di sangue, il muro che da decenni divide la Germania in due nazioni. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
    Show More Show Less
    49 mins
  • Ep. 04 | Wind of Change
    Dec 18 2019
    di Riccardo Gazzaniga tmai Estate 1989: nell’URSS di Gorbaciov che inizia ad aprirsi al mondo, il rocker dissidente Stas Namin realizza il suo sogno. Con l’aiuto dello spregiudicato manager americano Doc McGhee, che gestisce alcune delle band Hair Metal più popolari del periodo, Stas dà vita al primo festival rock della storia sovietica. Nonostante conflitti e cazzotti tra gli artisti coinvolti, e una serie di eccessi alcolici e stupefacenti che stridono con la presunta missione del festival di sensibilizzare i giovani sui rischi delle dipendenze, l’evento allo stadio Lenin, nel cuore di Mosca, è un successo: Skid Row, Scorpions, Motley Crue, Ozzy Osbourne e Bon Jovi scatenano la voglia di libertà di tantissimi ragazzi, finalmente liberi di cantare e ballare insieme ai loro idoli. In tutto questo il cantante degli Scorpions Klaus Meine trova l’ispirazione per scrivere la canzone che diventerà la colonna sonora del vento di cambiamento che sta travolgendo l’Europa dell’est, e che in Polonia porta in quello stesso Agosto alla creazione del primo governo democratico nei paesi oltre-cortina. Il vento soffia anche nelle Repubbliche Baltiche di Lettonia, Estonia e Lituania, dove due milioni di persone si tengono per mano formando una catena umana di 600 chilometri per chiedere l’indipendenza dall’Unione Sovietica. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
    Show More Show Less
    47 mins

What listeners say about 1989

Average Customer Ratings

Reviews - Please select the tabs below to change the source of reviews.

In the spirit of reconciliation, Audible acknowledges the Traditional Custodians of country throughout Australia and their connections to land, sea and community. We pay our respect to their elders past and present and extend that respect to all Aboriginal and Torres Strait Islander peoples today.