Nel marzo 2020, mentre l’Italia entrava in lockdown, tredici detenuti morivano nel giro di 72 ore durante le rivolte scoppiate in alcuni istituti penitenziari del paese. Per lo stato sono morti di overdose da metadone, una versione data per buona già dopo poche ore, quando le indagini ancora dovevano cominciare. Nel corso di questi tre anni però sono emersi elementi e testimonianze che fanno venire dei dubbi su quei tredici morti. Silenzi, contraddizioni, buchi spaziali e temporali, che lasciano la sensazione che ci sia ancora molto da scoprire su quei giorni. E che inducono a una riflessione necessaria sul carcere. Un luogo di rieducazione che sembra aver rinunciato al suo scopo originario. Un corpo oscuro sotto molti aspetti, che non riusciamo o non vogliamo capire.
Perché 13 persone sono morte nel giro di 72 ore mentre si trovavano nelle mani dello stato? Come hanno avuto accesso a tutto quel metadone in carcere, uno dei luoghi più controllati e sorvegliati che esistano? Perché su alcuni di quei corpi sono state fatte autopsie solo parziali, mentre su altri nemmeno sono state eseguite? Come mai su molti di quei corpi sono stati rinvenuti segni di violenze?
Tredici è un podcast scritto e raccontato da Luigi Mastrodonato e prodotto dal Post. È disponibile gratuitamente grazie al contributo delle abbonate e degli abbonati, che con il loro sostegno permettono che ogni giorno il Post si occupi di storie come questa. Se vuoi fare la tua parte, puoi abbonarti qui.
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