Se la chimica della Bayer e della IG Farben è inscindibile dalla crescita e dallo sviluppo di un comparto industriale indissolubilmente legato al Terzo Reich e alla guerra, la nuova stagione del sintetico è legato al complesso industriale che dà luogo ai consumi di massa del boom economico e alla nascita e sviluppo della cultura pop o, per utilizzare un termine preferito dai sociologi del nostro paese, alla cultura di massa.
Come visto in altri episodi, la storia del sintetico è un intreccio inscindibile tra scienza e tecnica con industria e cultura. Per questo dobbiamo mettere in evidenza anche le caratteristiche culturali di questa nuova stagione.
In tutti i Paesi occidentali, con la ricostruzione postbellica degli anni Cinquanta del secolo scorso, riprese vita il processo di industrializzazione e di urbanizzazione interrotto dalla Seconda Guerra Mondiale. Questa ripresa massiccia dell’industria postbellica innescò imponenti fenomeni migratori tanto tra nazioni (si pensi agli italiani che emigrarono in Germania, Francia, Svizzera o Stati Uniti) quanto tra regioni interne (si pensi, per rimanere al nostro Paese, al flusso sud-nord). Le persone che entrarono in questa dinamica di fluidificazione geografica e sociale svilupparono una presa di distanza dai modi di vivere di chi rimase invece nella terra natale.
Tirando le fila del discorso: i processi di produzione del sintetico, nati da un esperimento sbagliato di Perkin, già avevano dimostrato in ogni loro applicazione di essere poco compatibili con la vita. Ora con la produzione e il consumo di massa, specie delle materie plastiche, il problema divenne globale. Oggi siamo consapevoli della grande dispersione e dello spropositato accumulo di prodotti plastici nell’ambiente. Sappiamo che questi rifiuti causano enormi problemi all’habitat della fauna e della flora selvatica, così come all’habitat antropizzato.
La realtà sintetica è di fatto una realtà che inquina tutte le componenti del pianeta: l’aria, il suolo, i fiumi, i laghi e gli oceani. Ci troviamo di fronte a una situazione particolarmente sfidante: la natura innaturale della realtà sintetica la rende da un lato una delle fonti dell’inedito benessere occidentale e dall’altro una delle maggiori cause di distruzione dell’ecosistema. Sempre più la realtà sintetica mostra tutta la sua ambivalenza.
A partire dalla metà del secolo scorso la realtà sintetica divenne pervasiva. Dall’introduzione delle materie plastiche in poi non è più possibile delineare un percorso lineare: come la luce in un prisma, il sintetico si diffrange cambiando l’intera realtà. Nei prossimi capitoli, più che seguire le storie di alcune figure chiave per la creazione del mondo sintetico, proveremo a mostrare come si inaugura quella che potremmo definire una sintesi globale.