Nel tredicesimo episodio di Slow News il punto di partenza è l’ingresso del calcio femminile nel professionismo sportivo, accolto da una unanime e chiaramente condivisibile approvazione. Ovviamente, il fatto che un certo numero di lavoratrici possa avere più diritti e tutele va salutato con grande soddisfazione, soprattutto se pensiamo che l’Italia è ultima nell’Unione Europea per parità sul lavoro tra uomini e donne.
Se si vuole ragionare sul concetto di professionismo sportivo in Italia, bisogna ripartire dalla normativa vigente, ed è il proposito di Slow News. 41 anni fa la legge ha affidato alle singole federazioni l’autonomina di definire il discrimine tra professionismo e dilettantismo. Quindi, il discutibile risultato è che atleti come Tamberi e Paltrinieri, Egonu e Zandalasini non sono professionisti.
E quando una legge non corrisponde alla realtà, bisogna aggiornarla. Dal 2023 dovrebbe (in teoria) entrare in vigore un decreto che porterà all’esistenza di una sola figura, quella del lavoratore sportivo, dilettante o professionista che sia. La verità è che ora bisogna procedere a un vero riassetto del sistema e a una sua gestione responsabile e manageriale, senza voli pindarici e compromessi.