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  • Tutto quello che è successo dopo alcuni dei più noti casi di cronaca nera italiana. Una storia ogni mese, il primo del mese. Un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi.
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  • Genova, maggio 1971 – Prima parte
    Aug 1 2024
    Il 6 maggio 1971, a Genova, scomparve una ragazza di 13 anni, Milena Sutter. Apparteneva a una famiglia di noti imprenditori svizzeri trasferitasi da anni in Italia. Frequentava la scuola svizzera: quel giorno uscì dalle lezioni nel pomeriggio, come accadeva ogni giorno, ma non arrivò mai a casa. La famiglia pensò subito a un sequestro di persona. Il padre della ragazza era sesto nella classifica dei contribuenti della città. In Italia, proprio in quegli anni, si stava sviluppando la pratica criminale dei sequestri di persona a scopo di estorsione: saranno centinaia negli ani seguenti. Nel solo 1977, l’anno peggiore, i sequestri furono 75, più di uno alla settimana. La telefonata con la richiesta di riscatto arrivò il giorno successivo alla scomparsa. Una voce registrata chiese 50 milioni di lire per rilasciare la ragazza. In quel momento Milena Sutter, così stabilì il processo, era già morta. Il suo corpo venne ritrovato in mare il 20 maggio, nella baia di Priaruggia. Attorno alla vita le era stata legata una cintura da sub con pesi da un chilo. Lo stesso giorno venne arrestato un venticinquenne, Lorenzo Bozano, che passò alle cronache come “il biondino della spider rossa”. Nei pressi della villa dei Sutter e vicino alla scuola svizzera era stata notata infatti una Alfa Romeo Giulietta spider rossa con molte ammaccature. L’auto venne individuata e venne individuato anche il proprietario, Bozano, appunto, riconosciuto da alcuni testimoni come il ragazzo che spesso si aggirava intorno alla villa dove viveva la famiglia della ragazza, in viale Mosto. Contro fi lui furono raccolti molti indizi, alcuni estremamente importanti, ma non ci fu mai la cosiddetta “prova regina”. Il caso Sutter suscitò molta emozione, il processo fu seguitissimo, da più parti si tornò a parlare di pena di morte in Italia. Bozano, che si è sempre dichiarato innocente, fu assolto in primo grado e poi condannato all’ergastolo nel processo d’appello, condanna confermata dalla Corte di Cassazione. Fu come detto, un processo indiziario, con moltissimi indizi convergenti ma senza una prova definitiva e con alcune domande che, anche a distanza di anni, non hanno mai avuto una risposta. Ogni due mesi c’è Altre Indagini: altre storie di Stefano Nazzi per le persone abbonate al Post. Per ascoltare Altre Indagini, abbonati al Post. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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    46 mins
  • Genova, maggio 1971 – Seconda parte
    Aug 1 2024
    Il 6 maggio 1971, a Genova, scomparve una ragazza di 13 anni, Milena Sutter. Apparteneva a una famiglia di noti imprenditori svizzeri trasferitasi da anni in Italia. Frequentava la scuola svizzera: quel giorno uscì dalle lezioni nel pomeriggio, come accadeva ogni giorno, ma non arrivò mai a casa. La famiglia pensò subito a un sequestro di persona. Il padre della ragazza era sesto nella classifica dei contribuenti della città. In Italia, proprio in quegli anni, si stava sviluppando la pratica criminale dei sequestri di persona a scopo di estorsione: saranno centinaia negli ani seguenti. Nel solo 1977, l’anno peggiore, i sequestri furono 75, più di uno alla settimana. La telefonata con la richiesta di riscatto arrivò il giorno successivo alla scomparsa. Una voce registrata chiese 50 milioni di lire per rilasciare la ragazza. In quel momento Milena Sutter, così stabilì il processo, era già morta. Il suo corpo venne ritrovato in mare il 20 maggio, nella baia di Priaruggia. Attorno alla vita le era stata legata una cintura da sub con pesi da un chilo. Lo stesso giorno venne arrestato un venticinquenne, Lorenzo Bozano, che passò alle cronache come “il biondino della spider rossa”. Nei pressi della villa dei Sutter e vicino alla scuola svizzera era stata notata infatti una Alfa Romeo Giulietta spider rossa con molte ammaccature. L’auto venne individuata e venne individuato anche il proprietario, Bozano, appunto, riconosciuto da alcuni testimoni come il ragazzo che spesso si aggirava intorno alla villa dove viveva la famiglia della ragazza, in viale Mosto. Contro fi lui furono raccolti molti indizi, alcuni estremamente importanti, ma non ci fu mai la cosiddetta “prova regina”. Il caso Sutter suscitò molta emozione, il processo fu seguitissimo, da più parti si tornò a parlare di pena di morte in Italia. Bozano, che si è sempre dichiarato innocente, fu assolto in primo grado e poi condannato all’ergastolo nel processo d’appello, condanna confermata dalla Corte di Cassazione. Fu come detto, un processo indiziario, con moltissimi indizi convergenti ma senza una prova definitiva e con alcune domande che, anche a distanza di anni, non hanno mai avuto una risposta. Ogni due mesi c’è Altre Indagini: altre storie di Stefano Nazzi per le persone abbonate al Post. Per ascoltare Altre Indagini, abbonati al Post. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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    59 mins
  • Milano, maggio-dicembre 2014 - Prima parte
    Jul 1 2024
    Ogni due mesi c’è Altre Indagini: altre storie di Stefano Nazzi per le persone abbonate al Post. Per ascoltare Altre Indagini, abbonati al Post. Il 28 dicembre 2014, a Milano, un ragazzo, Pietro Barbini, venne aggredito da una persona che gli gettò addosso dell’acido. Fu colpito al viso, al torace e alle mani. La ragazza che lo aggredì non era sola. Un suo complice venne fermato subito e poi arrestato. La ragazza fu fermata qualche ora dopo e pochi giorni più tardi fu individuato un terzo complice. Da quell’aggressione gli inquirenti risalirono ad altre, avvenute nei mesi precedenti, sempre a Milano. Questa è la storia di quella che i giornali chiamarono la "coppia dell’acido", una definizione che però non è corretta: a compiere quelle aggressioni furono tre persone, una coppia, Martina Levato e Alexander Boettcher, e un loro complice, Andrea Magnani. Due delle persone aggredite riportarono lesioni estremamente gravi e sono state sottoposte ad anni di interventi e cure. Un altro subì un tentativo di evirazione. In un caso gli aggressori sbagliarono persona e aggredirono con l’acido un ragazzo che non conoscevano, perché la coppia aveva deciso che la ragazza dovesse essere purificata da tutte le relazioni precedenti e che coloro che avevano avuto rapporti con lei dovessero essere in qualche modo cancellati, o almeno dovesse esserne cancellata l’identità. Vitriolage, si chiama tecnicamente così l’aggressione con l’acido, una pratica criminale molto diffusa in alcuni paesi mediorientali ma che conta numerose vittime anche in Italia. Questa è anche la storia di processi in cui fu difficile stabilire le singole responsabilità e se esisteva, tra gli aggressori, chi aveva avuto un ruolo di guida, di ispiratore. Ci furono perizie psichiatriche che si conclusero stabilendo la loro capacità di intendere e di volere. Ed è la storia, lunga, di come e perché venne decisa dal tribunale per i minorenni l’adozione del bambino della coppia, nato poche settimane dopo gli arresti. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices
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