• Ep. 30: Musk, il missionario globalista della Casa Bianca
    Jan 8 2025
    Alla Casa Bianca stanno arrivando, letteralmente, due mitomani: Donald Trump vuole salvare l’America, Elon Musk vuole salvare il mondo. Concordano entrambi che alla guida deve restare Washington e che le fondamenta di Washington, ovvero gli apparati dello Stato, devono trasformarsi. Al di là della retorica incendiaria dei due, poi, l’interesse privato e globalista di Musk e l’interesse ordinatore, pragmatico e negoziale di Trump dovrebbero intrecciarsi. Così in Cina, ad esempio. Così in Ucraina. All’inizio probabilmente funzionerà un meccanismo di interdipendenza. Se il meccanismo poi dovesse incepparsi, Trump sa già come contenere il potere di Musk.

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  • Ep. 29: La via italiana passa per i rapporti bilaterali
    Dec 18 2024
    L’attenzione ricevuta dalla stampa internazionale e l’occasione degli ultimi summit europei prima della fine dell’anno impongono una riflessione sull’Italia. Oltre la fragilità di Francia e Germania, oltre i governi e le leadership, l’interesse nazionale italiano è riconducibile a poche priorità strutturali e tutte partono dalla stabilità del Mediterraneo e del nostro estero vicino. Posta la nostra appartenenza a un’Alleanza ben definita, il nostro è un interesse nazionale unico, non sovrapponibile a quello americano. Richiede pertanto un’arte del negoziato bilaterale prima con Washington, poi, necessariamente, anche con Mosca e Pechino.

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  • Ep. 28: La spartizione del potere in Siria
    Dec 11 2024
    La Siria post-Assad è un paese frammentato tra attori locali e occupato da potenze straniere, tutti armati e interessati a partecipare al negoziato per i nuovi assetti territoriali. Hayat Tahrir Al-Sham (HTS) di Al Jolani guida la transizione a Damasco, ma al di là dei dubbi tentativi di accreditamento internazionale, un processo politico inclusivo e indipendente sembra difficile. Le minoranze etniche religiose (alawiti, cristiani, sciiti, ismailiti, drusi, curdi) sono gelose della propria autonomia rispetto alla maggioranza sunnita e il rischio che le tensioni sfocino in conflitto aperto resta alto. In un momento così fluido, l’influenza della Turchia è massima. Oltre alle sue specifiche mire anti-curde, Ankara conduce il negoziato regionale e fa da intermediario fra HTS e gli Stati Uniti (presenti a sostegno dei curdi e contro l’ISIS, chissà ancora per quanto con Trump) e fra HTS e la Russia per il futuro delle sue basi militari nel Mediterraneo. Intanto Israele, dopo aver provocato l’uscita dell’Iran, si costruisce da solo la sua zona cuscinetto.

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  • Ep. 27: Perché la Siria è la terra del disordine mondiale?
    Dec 4 2024
    Forti dell’indebolimento della presenza militare delle forze filo-iraniane (dai pasdaran a Hezbollah) a causa della guerra contro Israele, i ribelli siriani antigovernativi sostenuti dalla Turchia hanno dato fuoco alle polveri, riaccendendo il conflitto civile nel nord-ovest della Siria. Un paese che è microcosmo di un Grande Gioco in cui si scontrano gli interessi delle maggiori potenze al mondo e di due ex imperi. La presa di Aleppo insieme all’offensiva territoriale verso sud e verso est da parte dei ribelli sunniti jihadisti probabilmente non riuscirà a scardinare il regime di Bashar al-Assad sostenuto da Russia e Iran, ma dimostra come i due sponsor non siano più in grado di assicurare protezione al dittatore siriano perché distratti da altre priorità, fra Ucraina e Medio Oriente. Un pericolo per la sopravvivenza al potere di Assad che potrebbe finalmente accettare il negoziato che il presidente turco Erdogan gli propone da mesi e che riguarda l’allontanamento delle forze siriane del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) dal confine fra nord-est siriano e Turchia, area di giacimenti petroliferi dove permangono ancora soldati americani come spina nel fianco di Teheran.

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  • Ep. 26: Iran, l’obiettivo dell’atomica alla prova di Trump
    Nov 27 2024
    “Concentrarsi sulla minaccia iraniana” è la prima ragione con cui Netanyahu ha motivato al popolo israeliano il raggiunto cessate il fuoco nel sud del Libano. “Farò di tutto per impedire all’Iran di ottenere armi nucleari, è la mia massima priorità” ha aggiunto. La corsa all’atomica e i negoziati sul programma nucleare dell’Iran sono infatti ripresi di pari passo, dopo che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha scoperto che Teheran ha superato di oltre 32 volte il limite di uranio arricchito stabilito dall’accordo sul nucleare promosso da Obama nel 2015. Un accordo oggi considerato defunto da tutte le parti. La Repubblica Islamica prova quindi a mantenere un margine negoziale in preparazione all’arrivo di Donald Trump, il quale premerà sull’attuale fragilità del regime iraniano (al suo interno e nella regione) per spingere Teheran, forse, a un nuovo accordo. Mentre Cina e Russia si stringono in sua difesa, ma non così tantocomepensiamo.

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  • Ep. 25: Lo smarrimento della Germania che ci riguarda
    Nov 20 2024
    Più che un vuoto di potere, in Germania c’è un vuoto di potenza. La stagnazione economica combinata alla crisi di governo in corso porterà a elezioni il paese un tempo più stabile d’Europa, col rischio di trascinare l’intero continente con sé. Com’è stato possibile? La logica economica guida Berlino dalla fine della guerra fredda, ma oggi le fondamenta su cui è stato costruito il modello tedesco sono venute meno. Il gas russo non c’è più, il mercato cinese dove esportare il surplus tedesco ha rallentato e la sicurezza militare garantita dagli americani vacilla. Ma la leadership di Berlino manca ancora degli strumenti culturali per comprendere che nel nuovo disordine globale la difesa prevale sul mercato e sul pareggio di bilancio. Al punto che, in un vortice di contraddizioni, Scholz che è prossimo a essere sfiduciato, chiama Putin. Dopo due anni di silenzio, con Trump in arrivo alla Casa Bianca e Biden che dà il via libera a Kiev per l’uso di missili americani a lungo raggio per colpire il territorio russo.

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  • Ep. 24: Per l’Ucraina si prepara la pax trumpiana
    Nov 13 2024
    Mentre da Mar-a-Lago la prossima amministrazione sforna nomine di peso sugli esteri e sulla sicurezza nazionale e s’inventa un dipartimento ad hoc per Elon Musk, il primo dossier su cui Donald Trump prova già a mettere le mani è la fine della guerra in Ucraina. Ben poco si conosce del suo piano di pace, ma il negoziato per un cessate il fuoco durevole non coinciderà con la “pace giusta” che Kiev si auspica. Di certo le trattative saranno lunghe e complicate: chi garantirà militarmente per l’Ucraina se Trump vuole riportare i soldati americani a casa e i governi europei non hanno difese adeguate nemmeno per proteggere i propri territori? Al Cremlino Putin attende le proposte di Washington con sentimenti contrastanti: a Mosca il timore è che se con un cessate il fuoco si distendono i rapporti con l’Occidente, Pechino potrebbe non prenderla molto bene.

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    19 mins
  • Ep. 23: Cosa dobbiamo aspettarci da Trump
    Nov 6 2024
    Trump stravince il voto popolare intercettando la rabbia e le paure della classe media statunitense. Quella che adesso gli chiede di salvare il sogno americano da un declino percepito come inesorabile. Il realismo del presidente neo-eletto dovrà però ricucire le ferite di un’America spaccata che chiede benessere, protezione e sicurezza, mentre fuori il mondo impazza e tende a trascinare gli Stati Uniti in un vortice più eccezionale di loro. Ma può Trump vincere le sfide interne ed esterne che lo attendono, restando fedele alla promessa di far tornare l’America grande? E come?

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