di Riccardo Gazzaniga Il 16 ottobre 1968 la lunga rincorsa di Tommie Smith e John Carlos culmina nell'appuntamento decisivo: la finale dei 200 metri allo Stadio Olimpico di Città del Messico. Una gara strepitosa, in cui per la prima volta si scende sotto i 20'', ma che è solo l'antipasto del momento che segnerà per sempre la storia dello sport e dell'umanità: la premiazione dei pugni chiusi. Una scena in cui un ruolo fondamentale viene giocato dal terzo incomodo, l'intruso su quel podio: Peter Norman. Il velocista australiano pagherà caro, negli anni successivi, il suo sostegno ai due atleti afromericani, per i quali invece la punizione è immediata. Lo shock dei guanti neri condiziona le successive giornate delle Olimpiadi. Ma se ci sono personaggi come Lee Evans pronti a rinunciare al sogno olimpico per sostenere la battaglia dei due compagni, e a inscenare ulteriori forme di protesta nel corso della propria premiazione, altri atleti invece criticano Smith e Carlos per aver osato mischiare sport e politica. E c'è poi chi si disinteressa totalmente alla questione, tutto concentrato sul proprio appuntamento con la gloria. Uno di questi è il saltatore in lungo Bob Beamon, che nell'Olimpiade dei record sarà protagonista dell'impresa più incredibile di tutte. Learn more about your ad choices. Visit megaphone.fm/adchoices