Continuiamo a viaggiare assieme a Lawrence e alla moglie Frieda, l’ape regina come la chiama lo scrittore; si parte da Màndas per andare col trenino delle ferrovie a scartamento ridotto in terza classe a Sòrgono, al centro della Sardegna.
Lawrence è sempre, continuamente estasiato dai paesaggi e dalle visioni che di tanto in tanto gli ricordano analoghi paesaggi inglesi; contadini e animali, da inglese, non può sottrarsi a paragoni e rimembranze anglosassoni.
Una descrizione entusiasta la dedica al treno e alle sue peripezie.
Poi arrivati alla tanto agognata e sognata Sòrgono, Lawrence ne fa un’irritata e mortificante narrazione ad iniziare dall’unica bettola che si sarebbe voluta fregiare del nome di albergo, dove si trovano costretti a fermarsi.
L’irritazione provocata dal disgusto per la sporcizia degli ambienti e dell’albergatore, aggiunto al freddo, è tale che già le prime ore passate in giro per il paese vengono offuscate completamente.
Il freddo all'esterno e all'interno dell'albergo, sono il disturbo che accompagna continuamente la visita
Trovò bellezza solo ambientale, ma insopportabile la pulizia e l'ospitalità; salverà solo una supposta onestà, all'inizio e alla fine del capitolo, cogliendo l'abitudine a lasciare le porte aperte e gli zaini incustoditi.
In definitiva, l’esperienza a Sòrgono è del tutto negativa e finisce con una vera e propria fuga verso Nuoro, sostituita alla prevista Abbasanta, probabilmente per evitare un altro paese per una più ospitale città.
La narrazione di Lawrence, poetica ed evocativa, sinestetica, ricchissima di particolari e sensazioni, continua a raccontare ogni sensazione e atmosfera, considerazioni, divertenti scenette, ambienti, luoghi, paesaggi, passo passo, momento per momento ogni momento, con precisione ogni personaggio, suono e rumore, inquadra e rende reale ogni ambiente.
Audio Lettura di tutto il capitolo pagine 99 a 136